Il cibo vissuto esclusivamente come carburante è come fare sesso al solo fine riproduttivo. Indispensabile per la sopravvivenza della specie, ma che palle! 

Cibo, sesso ed arte secondo me sono la parte bella di essere vivi.
Sono la parte ludica della vita per la quale vale la pena di alzarsi
e soprattutto, vale la pena di sdraiarsi

Cultura del cibo e sesso che insieme va bene parlarne, perché sono entrambi bisogni primari definiti da Freud “pulsioni di autoconservazione”. Mangiamo per sopravvivere e ci accoppiamo per perpetrare noi stessi in un nuovo individuo. 

L’acquisizione della consapevolezza di un sé che va oltre l’homo erectus immagino faccia la differenza.
Il cibo e il sesso non solo come gettone alla nostra permanenza sulla terra, ma espressione di piacere.
Cibo e sesso come memoria del mondo. Desiderio e memoria di sé e dei propri antenati, condivisione delle passioni altrui e di squisite ricette tramandate.

Cibo, sesso e un po’ di storia che se dimentichiamo il passato, poi il futuro ce lo giochiamo male.

A Torino in via Vanchiglia, l’8 marzo 1931 apre “La Taverna del Santopalato” da un’idea di Fillìa, alias Luigi Colombo, l’ architetto Nicolay Diulgheroff ed ispirazione di Filippo Tommaso Marinetti padre del Futurismo e che nel Manifesto della Cucina Futurista, aveva come punto di programma “l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”.
In effetti cosa c’è di meno sexy della pasta?
A meno che non siate Lilli e il Vagabondo di Walt Disney, non credo proprio che al primo appuntamento cucinereste spaghetti o almeno io non l’ho mai fatto. 

Non tutti i sostenitori del movimento futurista, però la pensavano allo stesso modo. Il poeta Farfa ed il pittore Gaudenti scrissero un’accorata difesa del raviolo: «Chiediamo che venga dichiarata leale neutralità verso i ravioli, per i quali nutriamo profonde simpatie e abbiamo doveri di riconoscenza e di amicizia». Marinetti non accolse la richiesta di grazia dei due artisti liguri e mise la succulenta pasta ripiena all’indice.

I napoletani di contro la presero veramente malissimo incazzandosi non poco. Addirittura portando la protesta a difesa dello spaghetto in piazza .

Nella taverna futurista non ci sono posate apparecchiate, perché considerate addirittura distraenti e sopratutto, perché tutti i sensi vanno stimolati. Ogni pietanza viene presa con le dita delle mani, toccata per poterla sentire ancora prima che gustare. I tradizionali piatti in ceramica vengono sostituiti da carta vetro e tessuti e nella sala vengono aspersi profumi

il tutto a definire una totale esperienza sensoriale.

Ovviamente le parole straniere vengono abolite d’ufficio.
Parole come menu e cocktail, vengono sostituite da Listavivande e Polibibite.
La mia sostituzione favorita è quella da purè a poltiglia, che ordinare al ristorante “una poltiglia di patate” di contorno, è un’esperienza carnale perché rischi gli schiaffi dal cameriere.

Il Pollofiat spiccava tra i piatti della listavivande (il menù appunto). Il malcapitato pennuto, veniva farcito con zabaione rosso e ricoperto poi di confetti sferici argentati.

Uno dei piatti però più celebrati della cucina futurista e impudentemente riservato alle signore, era il Piatto Ultravirile.

Il Piatto Ultravirile, che il nome è tutto un programma, è praticamente impossibile da replicare e composto da due strisce di lingua di vitello, gamberi, aragosta, uova, creste di pollo, tartufo e zabaione verde.
Un prepotente intento afrodisiaco visti gli ingredienti, fatto salvo per le creste di pollo che smorzano un po’ l’entusiasmo richiamando la fastidiosa malattia venerea.

Chiudeva la bizzarra cena di inaugurazione il “Caffèmanna”, che veniva  «servito caldissimo affinché i commensali lo raffreddino fischiandovi ognuno le barzellette più congeniali».

La Taverna del Santopalato durò solo pochi anni a causa di difficoltà economiche o forse perché, se noi torinesi facciamo fatica ad entusiasmarci per la novità, poi facciamo molto in fretta a dimenticarla.

Salvador Dalì in collaborazione con la moglie e musa Gala Èluard Dalì, in suo onore ed amore, pubblicò nel 1973 “Les dîners de Gala”.

Il libro racconta in 136 ricette le loro cene sontuose attraverso una cucina surreale tra esotismo, sesso, aragosta, uova millenarie, paté di rana e qualche accenno al cannibalismo.
Illustrato dal grande artista, fu stampato in sole 400 copie ed è introvabile se non in una costosa meravigliosa ristampa.

A proposito di sesso, il decimo capitolo è intitolato “Je mange Gala” (mi mangio Gala) ed è dedicato alla cucina afrodisiaca.

Je mange Gala, come si dice “ti mangerei di baci” o il più esplicito anglosassone “eat pussy”, che è il molto più esplicito cunnilingus, dal latino cunnus (vulva) e lingere (leccare). 
La definizione di vagina nel gergo della lingua italiana è un frutto, così come per il pene si usano legumi vari in un mirabolante esercizio di retorica da terza elementare.

Nel 1999 esce nelle sale il film American Pie con l’azzeccatissimo titolo secondario “Il primo assaggio non si scorda mai”.
Apple pie, ossia la golosa, morbida torta di mele, piatto nazionale a stelle e strisce e che viene servita tiepida per esaltarne gli aromi.
Nello slang americano “apple pie” è la vagina ed il titolo del film sta tutto nella famosa scena dell’adolescente che, per sperimentare cosa si provi durante la penetrazione, se lo infila nella torta di mele che riposa a raffreddare sul piano della cucina di mamma.

Una scena esilarante ed una testimonianza di quanto la relazione tra sesso e cibo, sia radicata nella nostra cultura oltre che nei nostri sensi

Il cioccolato è il cibo degli dei, e pure di certi imperatori un po’ sporcaccioni come Montezuma che la leggenda narra consumasse 50 porzioni di cacao al giorno, a lui servite in coppe d’oro e condite con una spezia piccante, per soddisfare i bollori delle sue molte mogli e concubine. 

Per dimostrare l’effetto afrodisiaco del cacao, ci corre in aiuto addirittura la chimica.
Secondo la scienza infatti, il cacao aumenterebbe i livelli di serotonina, che è l’ormone responsabile del buon umore predisponendoci all’eccitazione ed al desiderio.
Contiene inoltre un altro importante elemento, che porta anch’esso un nome tutt’altro che sexy, la feniletilammina. Questa stimola la formazione di endorfine, sostanze prodotte dal cervello che generano l’euforia che si prova durante l’orgasmo.
Come se non bastasse, ha anche la capacità di potenziare l’attività della dopamina, un neurotrasmettitore  responsabile dell’eccitazione sessuale e dell’appagamento dei sensi.
Ma non finisce qui, perché il cacao è l’unico alimento in natura a contenere l’anandamide, detta anche molecola della beatitudine. Una sostanza prodotta anche dalle nostre cellule cerebrali e che agisce direttamente sui meccanismi che regolano la soddisfazione ed il piacere.

Un altro elemento unisce cibo e sesso ed è la condivisione. Da un punto di vista sociale, sono elementi fortemente simbolici perché si praticano in compagnia.
Si condivide una pietanza con i commensali e si condivide con il proprio partner il piacere tra le lenzuola.
In molte società, digiuno e masturbazione sono ancora considerati atti esecrabili, mortificanti per il corpo e per lo spirito.

Divorarsi con gli occhi, con gli stessi occhi con i quali si guarda una torta di panna.
Consumare un rapporto sessuale come fosse un banchetto dove il piatto forte è la carne.

Mangiare con qualcuno potrebbe sembrare banale, ma non lo è perché inconsciamente implica abbassare le difese in una sfera intima di atavico retaggio.
Non solo: la percezione di piacere che il gusto ci trasmette, eccita i sensi predisponendoci alla convivialità o eventualmente all’atto sessuale.

Vogliamo parlare del bacio? Il bacio non è forse un assaggio? Ti assaggio a fior di labbra per scoprire se mi piaci.
Un bacio profondo per capire se andare oltre o fermarmi.

Ti mangerei di baci mordendoti fino a farti male, perché con il tuo corpo la mia anima in fiamme voglio saziare

Si chiama dacnofilia ed è il piacere che si prova a mordere il proprio partner sessuale durante l’amplesso. Parrebbe che le signore lo apprezzino molto, ammesso che non si trasformi in violenza o atto di cannibalismo. In fondo, anche lo spaventoso vampiro alla fine viene sempre raffigurato come un affascinante, pallido amante.
In un elegante smoking nero e mantello, seduce le sue vittime allo scopo di cibarsi della vita altrui per non morire, a causa della carenza di emoglobina e solitudine.

Cibo e sesso come un inscindibile binomio, un patto per la sopravvivenza scritto milioni di anni fa da due amanti.

Sono la Principessa Astronauta e ti mangerei di baci che di te sono affamata… 

 

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