La pandemia non accenna a rallentare. Tutti parlano solo di Covid19 , tutti si accapigliano, tutti vogliono avere ragione ma nessuno sa dirci quando finirà e a noi mortali sale il panico.
Uno dei miei album preferiti di sempre è Silence is Sexy degli Einstürzende Neuebauten e mai come oggi il silenzio mi sembra così desiderabile.
Sono mesi che ascoltiamo ogni giorno il bollettino di guerra al Covid19: quanti morti, quanti feriti, quanti di questi gravi e quanti che basta un’aspirina. Inutile negare che una comunicazione istituzionale un po’ meno schizofrenica, ci avrebbe risparmiato tonnellate d’ansia ed ansiolitici.
Passare con troppa leggerezza dal “è solo una brutta influenza” al “moriremo tutti”, è emotivamente devastante.
Virologi, politici, epidemiologi e poi gli invincibili eroi dello sport che si ammalano pure loro e ci fanno temere che noi, non esattamente in smagliante forma fisica, col cazzo che ce la faremo.
Mi hanno molto colpita una cantante super posh ed in seguito un’esponente politica, dichiarare di aver sicuramente contratto l’infezione al ristorante, colpevolizzando una categoria già sufficientemente sotto pressione.
Se scrivo che farebbero meglio a tapparsi la bocca, sono un po’ stronza?
Forse, ma è esattamente quello che penso perché gli unici ad avere la certezza di esserselo beccato in un posto o situazione specifica, sono i vecchietti delle RSA che da lì, povere anime, non potevano uscire.
Resta il fatto che i ristoratori si sono giustamente incazzati come dei puma e intanto la cantante, oltre al Covid19, si è a beccata un extra di visibilità. Evviva, anzi no che magari l’ha preso da sua cugina che l’ha preso lavorando, perché il pane a casa qualcuno lo deve portare.
La seconda ondata di contagi pare sia peggio della prima almeno nei numeri e di vedere la fine, per tanto ci sforziamo, nessuno ci riesce.
Il presidente di una delle più belle ed importanti regioni italiane, sventola in diretta Facebook la TAC di un giovane uomo malato di Covid19 . Il presidente trascende il suo ruolo istituzionale, tradisce il patto tra potere e cittadini trattando da imbecilli tutti quelli che secondo lui non andrebbero semplicemente informati, ma terrorizzati. Minaccia un nuovo lockdown che pretende nazionale, che da quello prima ancora non ci siamo rialzati, ma chiudere tutto è l’extrema ratio di chi si è dimenticato di fare i compiti delle vacanze in estate.
Minaccia, usa parole che il rispetto del suo ruolo dovrebbe cavargli dal vocabolario e la sera in piazza si alza la protesta e volano cassonetti e volano schiaffi.
Stia zitto, per favore, che i suoi corregionali non sono sudditi e lei non è re Franceschiello.
Alla parola “futuro” viene sterilizzato l’aggettivo “migliore” che è poi la sua più auspicabile accezione.
Durante il lockdown, gli spot pubblicitari ci indicavano la strada verso una nuova normalità della quale francamente, io ne farei tranquillamente a meno. Un futuro di shop online, amuchina ed infinite maratone di serie tv?
State zitti, per favore, che io voglio un giorno tornare al Conad sotto casa e poter rivedere il sorriso bello delle cassiere.
Chiudono i teatri, i cinema, dei concerti manco a parlarne e subito si scatena la polemica politica e social.
Tutti che urlano che andare a teatro non è necessario, che adesso del “futile” non abbiamo bisogno. Urlano che attori, autori, registi, musicisti e maestranze tutte, sono lavoratori non indispensabili eppure la cultura in tutte le sue forme non si era mai fermata neanche durante le guerre, che l’arte è salvifica e lo sappiamo tutti.
Piuttosto bisognerebbe sostenere la categoria per evitare di far tornar di moda il binomio artista=morto di fame.
Se gli artisti scompaiono, tutta la bellezza del mondo verrà irrimediabilmente perduta con essi
State zitti, per favore che la cultura è l’unico argine alla barbarie che rischia di riportarci al Medioevo
Una delle parole più usate è distanziamento, che purtroppo al momento è l’unica arma che abbiamo per difenderci dal nuovo coronavirus.
Sono torinese, quindi storicamente poco incline alla fisicità, eppure la distanza è qualcosa di intrinsecamente spaventoso seppur obbligato.
Il distanziamento è necessario, ma intanto io penso a mio padre che il giorno prima di morire, stringeva la sua mano nella mia perché aveva paura del posto dove stava andando.
Staremo distanti ma state zitti per favore, che il corpo va condiviso, che il sangue dell’umanità è uno solo.
E il sesso? Quale sesso è possibile se dobbiamo stare lontani? Le linee guida sulla salute sessuale di alcuni paesi in era Covid19, consigliano autoerotismo o sesso virtuale.
La vendita di vibratori telecomandati ha fatto il botto con un +280% di vendite. Pensare però di fare l’amore nello stesso modo nel quale apro il portone automatico del mio garage, mi fa venire la secchezza vaginale. State zitti per favore, che altrimenti cosa ci resta della speranza se rinunciamo anche alla felicità di un momento?
Il virus c’è e bisogna stare all’occhio, ma se continuate a soffiare sul fuoco della paura, prima o dopo, la gente cederà alla disperazione.
Leggevo che in Giappone i suicidi sono aumentati del 15% e sono donne e sono adolescenti e sono sempre i fragili. Ci si uccide per tanti motivi, che poi si potrebbero riassumere nella parola “disperazione”.
State zitti, per favore che non tutti abbiamo spalle forti per portare la croce.
Aiutateci a capire come sconfiggere il drago, armateci di forza, diteci che finirà tutto questo. Non terrorizzateci che la paura fa fare minchiate.
Sono la Principessa Astronauta e le guerre si vincono senza perdere la testa, perché un esercito in fuga è un bersaglio facile anche per un cecchino cieco. Gli basterà sparare nel mucchio.
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