Tutti in smart working e quest’anno pure gli auguri ce li faremo solo via Zoom o Skype. Caro Babbo Natale, portami un bel lifting che la telecamera frontale mi fa sembrare la strega Baba Jaga.

Il Mac restituisce la mia immagine mentre aspetto la call. Non ci credo, non sono io quella.
Sì, sono invecchiata e l’anno del Covid ci ha messo del suo a scavare rughe di stress e paura, ma non posso essere io quella.

Kermit  la Rana mi fissa dal monitor, e non basta intonacarmi la faccia con la cazzuola da muratore con fondotinta e cipria minerale. Forse sbaglio luce e allora mi butto nell’audace acquisto di un ring a led sperando di ottenere l’effetto Barbara D’Urso, ma la rana è sempre lì a fissarmi.

La telecamera frontale schiaccia i volumi del volto e ci fa sembrare tutti dei cessi a pedali. Ricorrere al ritocchino dal chirurgo plastico diventa un imperativo morale.

Siamo in pieno Zoom Boom, dove Zoom è una piattaforma per videoconferenze tra le più utilizzate nell’epoca di smart working e smart relazioni. In fortissima espansione malgrado avesse evidenziato qualche problemino di sicurezza, brillantemente poi risolto. Numerosi attacchi hacker dove, durante le call, le immagini di compassati impiegati venivano improvvisamente sostituite da video porno.
Evviva, finalmente un po’ di azione durante la riunione!
Evviva, anzi no perché i problemi di privacy che l’utilizzo massivo di media comportano, almeno un po’ dovrebbero farci riflettere su i rischi che corriamo.

Un articolo del Washington Post si interroga sulla richiesta di interventi di lifting e chirurgia estetica/conservativa, divenuta esponenziale nell’anno della pandemia globale.


Le ragioni sembrerebbero molteplici. Sicuramente molti interventi già fissati, erano stati rimandati per via del lockdown. Molti soldi non sono stati potuti essere spesi per lo stesso motivo, rendendosi così disponibili per l’agognato ritocchino. Un’altra spiegazione, potrebbe essere che un lifting ha bisogno di una convalescenza cerottata e, in smart working, nessun collega invidioso potrà mai far battute di merda paragonandoti alla mummia di Cleopatra.
Nemmeno chi lavora in presenza rischia il pubblico ludibrio, perché tanto la mascherina sul muso rischiamo di tenercela almeno ancora un anno e nessuno vedrà niente.

Queste le spiegazioni più razionali, ma nella ricerca della perfezione, nulla è lasciato alla ragione.

Durante la call va in onda il nostro decadimento fisico e non lo possiamo sopportare

Non siamo abituati a vederci mentre parliamo, quindi anche tutta la nostra mimica facciale, ogni movimento ci sorprende e non sempre positivamente. L’immagine che abbiamo di noi stessi, ha poco a che fare con la realtà. È la percezione di noi stessi nella completezza di corpo e spirito che, ci rende ai nostri occhi quasi perfetti.
Non solo: quando interagiamo in presenza con qualcuno, possiamo contare su tutto il nostro corpo.

Ogni movimento ci descrive all’altro. Ogni pregio può essere sublimato. Ogni difetto aggiustato.

Durante una call è solo il nostro viso a doversi prendere carico di rappresentarci davanti ad un estraneo e allora, perché non chiedere a Babbo Natale un lifting che cancelli borse e cedimenti vari?
Non solo, perché rischiamo addirittura di raddoppiare il beneficio.
La perdita dei volumi del viso, sono imputabili ad una specie di scivolamento dell’adipe di riempimento che finisce per darci quell’effetto cane molosso. Durante il lockdown, gli italiani sono ingrassati in media quattro chili. Cosa c’è di meglio di farsi prelevare un po’ di grasso in eccesso dalle natiche e farcelo impiantare in faccia?

L’effetto faccia da culo è assicurato e vi assicuro che per affrontare questo 2021 di sedere ne avremo bisogno tanto

Sono La Principessa Astronauta e a Babbo Natale non chiederò un lifting, ma che tutto questo dolore finisca per poter finalmente sbarcare dalla mia astronave

 

 

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