Non sono la costola di nessuno, questo mi ripeto da sempre.
Non sono Eva e non prendo ordini dai serpenti. Sia chiaro che non prenderò ordini da nessuno di voi, neanche se mi mostrerete i denti.

Non sono la costola di nessuno e di Adamo ne ho amato uno solo, disperatamente, inutilmente.
Gli altri li ho tritati in un interesse effimero, momentaneo. Gli altri li ho sacrificati in un bisogno di cura che è umano, che mi rende egoisticamente umana.
Non sono la costola di nessuno e le trecce che mamma mi faceva da bambina non sono la corda di una campana. Quel ragazzone mezzo deficiente me le tirava talmente forte da farmi urlare. Mi faceva male e io correvo a casa e nella stradina non ci potevo più giocare, fino a quando gli ho dato talmente tante botte da farlo piangere di rabbia perché quella bambina con i capelli rossi gliele aveva date.
L’avevo fatto piangere che nessuno l’aveva mai ancora umiliato, piangere e correre sua madre a litigare con la mia. Mia madre è una donna saggia, mi difese davanti alla grossa mamma del grosso deficiente e mi taglio’ le trecce.

Non sono la costola di nessuno, non sono la costola del cantante e non sono la costola del chitarrista della band. Il serpente sono io e farai quello che ti dico di fare.

Non sono la vostra fidanzata, non sono la groupie della band sfigata, non sono nessuno di  voi perché io non sono come voi.

Roberta Morgana Delaude

Ci chiamavano “gruppi di base” e che cosa volesse dire io dopo tutti questi anni ancora non l’ho capito.
Se mi chiedete cosa fosse il Metal estremo per me vi risponderò che era violenza.
Nessuna fede, nessuna band straniera da emulare, nessun dio da cucire in una toppa su un giubbottino di jeans senza maniche. Non credo in niente, voglio tutto, tutto quello che può colmare il buco nero che sta in fondo alla mia anima. La musica era la mia droga, il mio Lexotan se andava male, il mio speed se avevo esagerato con il Lexotan, la mia morfina quando faceva troppo male.
Non importa quanto sei brava, non importa se sei meglio; importa di chi sei meglio. Non importa se hai vinto il primo premio alla lotteria del talento, perché a noi donne è sempre richiesto un paio di litri di sangue in più rispetto a lui che ha preso il premio di consolazione. Non sono la costola di nessuno, non sono nessuna metà della mela perché io sono nata intera. Nessuna metà del cielo, che poi finisce sempre che piove.

Non basta, non basta mai e non bastava cantare mille volte meglio di tanti maschi, di scrivere canzoni un milione di volte meglio e allora facevi vedere le cosce, un po’ di tette e allora cadevano nella trappola ancestrale e ti compravano la demo. Ascoltavano la musica e allora ammettevano che “per essere una femmina” eri veramente brava. Per essere una femmina eri brava, ma ti chiamavano troia e dicevano che avevi le interviste sui giornali perché la davi a tutti, quando in realtà non la davi mai a nessuno perché le regole del gioco già le sapevi. Le regole le conoscevi e intanto imparavi a stare sola.

Morgana Courtesy Omar Lanzetti

Sola al mondo perché ti credevi unica in mezzo alla folla. 

Beata gioventù che ti avvelena il cervello con gli ormoni dell’invincibilità e, che quando perdi scappano via dal tuo corpo liquefatti in sudore. Il mondo è cambiato che era ora che sono passati quasi 40 anni. Il mondo è cambiato l’abbiamo urlato ma forse non ci hanno ascoltato. Il mondo è un altro adesso però è strano, perché se solo ti azzardi ad invecchiare, se metti su qualche chilo allora arrivano le iene che già sentono puzza di cadavere anche se tu sei viva e vitale anche con qualche ruga sul viso e all’ingrasso.
La bellezza è un bene deteriorabile e forse non tutti l’hanno capito, che andiamo per il mondo con la data di scadenza attaccata al culo.
Tutti, maschi e femmine che noi le vostre pancette le vediamo ma non ci importa perché siamo tutti esseri mortali e noi donne conosciamo per costituzione il confine esatto tra la vita e la morte. Siamo ingrassate, copriamo i capelli bianchi, ci affoghiamo in tonnellate di creme antirughe, terrorizzate di perdere noi stesse sulla bilancia o in uno specchio che non ci riflette più. E non vogliamo sentircelo dire che siamo diventate brutte, perché noi siamo belle, bellissime di cervello, belle di anima e di talento. Mamme bellissime e donne in carriera, belle tutte. Belle di sacrifici e belle di lacrime e di vaffanculo a un mondo che non fa niente per meritarci. 

Torino, Teatro Agnelli 1984 Jester Beast

Non sono la costola di nessuno e mi difendo da sola anche se sono stanca di dover sempre lottare. Comunque combattere e continuare a marciare come se quella maledetta costola ce la dovessimo sempre meritare.

Non siamo le costole di nessuno neanche quando abbandoniamo la testa sul suo petto. 

Ti manca una costola…

Lo so.

Te l’ho presa io, mi serviva.

Ok, fanne buon uso.

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