La monogamia è un valore o semplicemente una convenzione da tradire?
Siamo in estate e, Covid permettendo, sul lettino in spiaggia ci concediamo letture frivole. Letture talmente leggere, che una folata di vento improvvisa potrebbe farci volare via lo smartphone mentre scrolliamo.
Non esiste magazine femminile al mondo che non dedichi almeno un reportage agli accadimenti più sordidi in amore.
Nella classifica degli articoli più letti tra noi madame, c’è il sesso al primo posto e poi il tradimento e poi l’amore e ancora sesso, amore e tradimento tutti insieme, che lo sappiamo che tre è il numero perfetto
La parola “tradire” viene dal latino tradêre che significa consegnare, esattamente come Giuda consegnò Gesù ai Romani. Tradiamo, ci consegnamo letteralmente ad un altro.
Se l’Italia è fanalino di coda in molte classifiche europee, un primato però ce l’abbiamo pure noi:
Secondo una ricerca di uno dei maggiori siti per incontri extraconiugali, noi italiani siamo al primo posto per i tradimenti.
Evviva, anzi no, perché il primato italico è più che altro opera di noi donne che, a quanto pare, siamo inclini a tradire con maggior entusiasmo
Ben il 64% delle donne, secondo le statistiche, ammetterebbe di aver tradito il proprio partner.
È però vero che se qualcuno guarda il soffitto, qualcun altro guarda la testiera del letto, quindi siamo pari.
Che sian capriole tra le lenzuola o sexting, definito brillantemente dalla Treccani “porno fai da te”, vale tutto perché tutto rientra nella definizione di tradimento.
Gli amori però non finiscono solo perché si tradisce, ma per noia o semplicemente perché non restiamo per sempre gli stessi e comunque l’essere umano non è monogamo di natura, ma per convenienza e per paura della solitudine.
Mi sono quindi interrogata su quali fossero i meccanismi evolutivi, che hanno portato la nostra specie ad impegnarsi in una relazione stabile.
La spiegazione più accreditata parrebbe essere la difesa della propria prole, che ha reso di fatto i maschi monogami.
Mi ha colpita molto uno studio del condirettore del National Institute for Mathematical and Biological Synthesis, Dott. Gavrilets, che sostiene che le femmine ad un certo punto preferirono maschi di basso rango sociale, perché garantivano fedeltà ed approvvigionamenti. L’evoluzione delle preferenze di noi signore, quindi, avrebbe dato origine alla monogamia. Le relazioni divennero esclusive, che si sa che un maschio di basso rango tecnicamente è più sessualmente affidabile o forse meno desiderabile da parte di altre femmine del branco.
Praticamente, secondo questa teoria, un maschio approvvigionatore di basso rango sarebbe preferibile ad un maschio fancazzista di alto rango
Purtroppo l’evoluzione della specie deve essere inciampata su qualcosa perché, noi donne finiamo per innamorarci di maschi di alto rango che ci sfiniscono a colpi di corna: le nostre. Come dimostra il Paradosso di Easterlin o Paradosso della Felicità, l’amore aumenta fino ad un certo livello, per poi precipitare in una curva a forma di parabola con concavità verso il basso. Più in alto di così non si può andare.
Scordatevi quindi il poetico “scoppiare di felicità” perché i fuochi d’artificio si concludono sempre con tre colpi di cannone a salve.
La felicità in stallo ci ricorda quindi che la nostra specie non è monogama. Se siamo bravi, ci adattiamo e facciamo del nostro meglio per portare avanti il nostro impegno. Se siamo meno bravi, finiamo per cercare quella curva in salita che ci farà sentire ancora vivi almeno per un po’.
Non me la sento di condannare perché siamo una specie di monogami seriali
Nella vita non ci si innamora una sola volta, che non siamo Pinguini Imperatore.
La durata media di un matrimonio in Italia è di 17 anni, che è un dato decisamente più confortante di quello del Qatar dove un matrimonio dura poco più di 5 anni. Resta il fatto che non ha senso giurare l’amore, perché già io sola l’ho sperimentato almeno due volte nella vita.
Non giustifico il tradimento perché l’ho provato sulla mia carne e la ferita fa ancora fatica a rimarginare, ma forse bisognerebbe cambiare prospettiva, cambiare la domanda in virtù di un bisogno d’amore primordiale.
Non ti chiederò se mi hai tradita, ti chiedo se mi ami ancora
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