In questi giorni la Francia si divide sulla proposta del Governo di vietare i Certificati di Verginità, considerati lesivi della dignità della donna.

 Parliamo della civilissima Francia e non dell’Afghanistan, dove peraltro il certificato è illegale, eppure illustri medici ginecologi e addirittura la presidente del collettivo femminista CFCV, si sono schierati contro la legge che punirebbe penalmente i medici che lo dovessero rilasciare previa visita ginecologica.
Va detto che tutti i firmatari dell’appello contro la direttiva del ministro dell’Interno Gérald Darmanin, sono moralmente contrari alla “Patente di Verginità”, ma hanno fornito delle motivazioni di ordine pratico che ne sconsiglierebbero la messa fuorilegge.

Su Libération hanno spiegato le loro ragioni in un testo motivando la loro opposizione ad una legge che, secondo loro, rischia di fare più danni che produrre benefici.

La pénalisation des certificats de virginité ne sert pas la cause des femmes    (la criminalizzazione dei certificati di verginità non serve alla  causa delle donne)

Dotti, medici e sapienti quindi non se la sentono di stigmatizzare il certificato, perché attribuiscono ad esso un ruolo salvifico nel caso di padri o futuri mariti violenti. Meglio voltarsi dall’altra parte, che alla fine poi le richieste sono poche. Meglio chinare il capo, abrogare la laicità dello Stato solo per il tempo necessario a frugare tra le cosce di una ragazza per stabilire se la sua imene sia integra, se il fiore non sia già stato colto da un altro uomo.

Si sceglie il male minore, come se obbligare una donna a farsi infilare due dita nella vagina da uno sconosciuto fosse una specie di effetto collaterale per evitare il peggio

Non è argomento nuovo perché il 17 Ottobre 2018 l’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Agenzia UN Women, hanno adottato una dichiarazione congiunta che chiede a tutti gli Stati di vietare i Certificati di Verginità.

Non è argomento nuovo, perché la verginità come valore resiste alle rivendicazioni femministe ed alle mode e non solo tra le popolazioni guidate da regimi teocratici. Resiste nella testa (di cazzo) di chi ancora ci considera una proprietà, un cioccolatino da scartare quando avrai voglia di mangiarlo.

La mancanza di parità di diritti tra tutti i generi, è una delle principali cause di violenze fisiche e vessazioni morali.

Mentre scrivo, femministe e anarchiche messicane stanno occupando la sede della Commissione dei Diritti Umani del loro paese, per chiedere giustizia e protezione. Nel solo 2019 in Messico sono scomparse e/o uccise oltre 3.800 donne. Dieci donne al giorno, come se la popolazione femminile del mio condominio scomparisse in un solo colpo.
Non è che in Europa comunque possiamo permetterci di stare tanto tranquille, perché persino l’evoluta Germania si piazza ad un disonorevolissimo sesto posto nella classifica europea 2018 per donne uccise.
Senza andare troppo lontano, solo una settimana fa un fratello ha speronato con la moto e ucciso sua sorella Paola colpevole di amare Ciro, un ragazzo transgender.

A fronte di tanta sofferenza avallare, seppur armati delle migliori intenzioni, una certificato discriminatorio e sessista come quello di verginità mi pare una ulteriore inutile violenza

Nel 2004 un caso che potrebbe avere delle analogie, sollevò in Italia un vespaio.
Un ginecologo di origine somala Omar Abdulkamir, che esercitava presso l’ospedale Careggi di Firenze coordinando il Centro di Prevenzione e Cura delle Mutilazioni Genitali Femminili, propose una   “infibulazione dolce” atta a prevenire i danni fisici dovuti alla pratica sul territorio italiano da parte delle mammane.
Non fu la politica la voce che si alzò più forte, ma quella delle donne rifugiate che quella scellerata “tradizione” l’avevano subita nei loro paesi d’origine. Dissero che di quel rituale non doveva restare nemmeno il simbolo, perché nessuna bambina lo dovesse mai più sopportare. Nel mondo 125 milioni di donne sono vittime della mutilazione dei genitali, molte muoiono di setticemia, tutte restano violate nella loro intimità, soggiogate con la negazione del piacere sessuale.

Sia il certificato di verginità che l’infibulazione dolce, vengono giustificate in una pretesa riduzione del danno mentre bisognerebbe avere il coraggio di scegliere tra cosa è giusto e cosa è sbagliato

Che cosa siamo diventati se, in nome del politically correct, decidiamo che non c’è più differenza tra il bene e il male? A chi toccherà la prossima volta? Quando abbiamo smesso di lottare?
L’inviolabilità di qualunque corpo deve essere alla base della civiltà e non si possono concedere deroghe, ma piuttosto educare, vigilare e nel caso sanzionare.

Portate all’estremo tolleranza e repressione, sortiscono lo stesso effetto devastante

Sono la Principessa Astronauta ed appartengo solo a me stessa.
La mia prima volta è stata la mia dichiarazione d’indipendenza e non ho bisogno della vostra Patente di Verginità per volare libera nello spazio

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